Descrizione
Thomas, senza ancora sapere o ricordare di chiamarsi cosi’, si ritrova intrappolato in un ascensore che sale verso l’alto per arrivare alla Radura. Li’ incontra altri ragazzi che come lui non ricordano nulla del proprio passato e che hanno fondato una piccola comunita’ con le sue regole. La numero 1 dice che non si puo’ uscire dalla Radura: intorno ad essa si snoda il Labirinto, popolato dai letali Dolenti, a cui nessuno e’ mai sopravvissuto.Difficile immaginare qualcosa di piu’ derivativo e citazionista di The Maze Runner, che supera ogni predecessore quanto a summa di esempi di universi distopici rielaborati. Ma e’ forse piu’ semplice comprendere il suo successo, legato a filo doppio ai bisogni di una generazione assetata di eroi e ignara di tutto cio’ che c’e’ stato prima. Proprio come i ragazzi della Radura, smarriti e privi di identita’, cosi’ imbelli e impauriti da accettare di vivere in una gabbia assolata e verdeggiante, obbedendo a ordini invisibili e paure indotte.Per il suo debutto alla regia Wes Ball, dopo una vita trascorsa nel reparto effetti speciali, si affida al bestseller di James Dashner e lo connota visivamente in base alla propria onnivora cinefilia. Etica e estetica da videogame alla Cube con mostri mutuati da Doom, uno spirito da naufraghi alla Lost, una nuova micro-civilta’ di ragazzi come ne Il signore delle mosche e il neo-paganesimo da medioevo prossimo venturo di Zardoz centrifugati in salsa Young Adult e asserviti alle esigenze della serialita’ odierna. Senza dimenticare The Village di Shyamalan, forse la piu’ forte delle influenze: anche qui infatti assistiamo a un’utopia di non violenza ricreata in vitro, all’illusione di un eden menzognero, fondato sulla paura di oltrepassarne i confini. La sicurezza della famiglia-comunita’ come punto di arresto dell’evoluzione di una societa’. Capire che con The Maze Runner ci troviamo di fronte al te